LA CIVILTA CONTADINA A PANICALE E DINTORNI
CULTURA AGRESTE, LA RACCOLTA DEL GRANO
(foto: Mario Bruni)
Quando si ricordano
le attivita'
economiche che nel passato hanno
sostenuto il territorio di Panicale,
e' obbligatorio
parlare delle attivita'
agricole e di quella che
e' stata la
civilta'
contadina che per lunghi anni
ha caratterizzato il territorio
del Comune di Panicale ma
possiamo dire dell'Italia
intera.
UN
PASSATO RECENTE CHE SEMBRA LONTANO
SECOLI
Parlando
delle attivita'
agricole la mente corre veloce ai
ricordi di quando da bambino vivevo in
una casa di campagna, la tipica casa
contadina dove nell'aia scorrazzavano
liberi galline, oche, tacchini, anatre e
nelle stalle si trovavano mucche,
maiali, pecore, conigli, e nel
sottotetto vivevano e si riproducevano
numerosi famiglie di colombi (colombaia
o piccionaia). Durante il periodo
estivo, quando le scuole chiudevano per
le vacanze, era bello recarsi in
campagna con i genitori a raccogliere il
fieno trasportarlo nel fienile su carri
di legno trainati da coppie di vacche o
tori (bovi) di razza chianina.
Molto piu'
coinvolgente era
quando pochi giorni dopo la raccolta del
fieno si iniziava la mietitura del
grano, un rito quasi sacro in quanto con
la mietitura e la successiva battitura
si produceva quella che era (e che
e' ancora oggi)
la materia prima dell'alimentazione
quotidiana, il grano e la farina dalla
quale le sapienti mani delle donne
contadine creavano il pane, la pasta e
altri alimenti di prima necessita'.
Il
pane in particolare veniva cotto nel
forno a legna della casa e generalmente
in quantita'
sufficiente a soddisfare le esigenze
della famiglia per alcuni giorni.
A volte il pane veniva cotto
anche per i vicini di casa che
approfittavano del forno gia'
riscaldato e
pronto per la cottura del pane. La
battitura del grano, come anche la
vendemmia, era l'evento dell'anno, in
particolare per i bambini che
approfittavano del fatto che i propri
genitori si ritrovavano nell'aia alle
prese con la trebbiatura mentre loro
passavano la giornata spensierati tra
giochi e ripetute abbuffate di prelibati
prodotti contadini. Durante la
battitura, considerato che era un lavoro
piuttosto impegnativo e faticoso, di
solito tra colazioni, merende e pranzi
non si mangiava mai meno di 4 0 5 volte
al giorno. Le portate tipiche
consistevano in abbondanti razioni di
pasta fatta in casa ( tagliatelle)
condita con nutriente sugo d'oca,
seguita da saporiti arrosti a base di
polame
ee oche, faraone
e contorni di insalata dell'orto.
Nemmeno il doce non mancaa. Il
dolce
era rigorosamente
fatto in casa.
Il torcolo
(ciambella con il buco)
rappresentava di solito il dolce che
cocludeva i pranzi della battitura
accompagnato dal vinsanto.
Durante tutto il pranzo,
ma anche nell'aia, sulla tavola non
mancava il vino della cantina
(a volte anche troppo !)
che vista la fatica e il caldo non
veniva certo risparmiato.
Oggi sedersi a tavola 4 o 5 volte durante la giornata
puo' sembrare
eccessivo ma
va tenuto
nella dovuta considerazione che la
battitura
del grano era un lavoro
durissimo, iniziava alle prime
luci dell'alba per concludersi nella
tarda serata,
(a volte anche il giorno dopo con la
sosta notturna) la durata
naturalmente era determinata dalla
quantita' di
grano che si doveva trebbiare, e la
fatica, vi assicuro era davvero tanta
!!.


LA VENDEMMIA
Arrivava
settembre il mese della vendemmia, per i
contadini, quasi al pari della battitura
del grano, era un momento molto
importante. La vigna curata e coltiva
per l'intero anno, dalla vangatura
manuale (immane fatica) alla potatura al
trattamento con il ramato ecc.
finalmente era pronta per dare i sui
frutti. Si preparano le botti, i tini e
i "bigonci", contenitori in legno a
forma di tronco di cono stretti
realizzati con doghe
di legno tenute strettamente
insieme da fasce di ferro. Venivano
usati soprattutto per la movimentazione
delle uve durante la raccolta
delle uve. I bigonci venivano poi
caricati sui carri trainati dai buoi e
quindi condotti alla cantina
dove l'uva veniva lavorata e trasformata
in ottimo vino. Come per la
battitura i contadini si aiutavano
reciprocamnete nella raccolta e
nella lavorazione delle uve e dopo la
fermentazione e il processo necessario
ad ottenre il vino facevano a gara per
vantarsi su quale fosse il vino migliore
invitando all'assaggio vicini di casa e
amici. Qui per gustare bene il vino
novello non bastava mai un solo
bicchiere...
LA RACCOLTA DELLE OLIVE e l'olio di Panicale
CULTURA AGRESTE, LA RACCOLTA DELLE OLIvE
LA RACCOLTA E LA MOLITURA DELE OLIVE
- Per la famiglia contadina l’olio ha da
sempre rappresentato un fonte di
nutrimento e sostegno economico, ancora
oggi nonostante le crescenti difficoltà;
che si incontrano nel mantenere attiva
ed efficiente questa attività; agricola,
le colline di Panicale sono avvolte da
un manto verde rappresentato dalle
migliaia di piante di olivo che grazie
alla posizione collinare e alla mitezza
del clima che caratterizza la zona,
grazie anche alla presenza del Lago
Trasimeno, restituiscono ogni anno un
olio dal gusto avvolgente e di grande
qualità.
Con il trascorrere degli anni il metodo di raccolta e di molitura è
notevolmente mutato, dalla raccolta con
il cesto di vimini sulle spalle salendo
sulle piante con una traballante scala
di legno si è passati alla raccolta
semi-automatica ma soprattutto la
molitura ha subito una notevole
evoluzione, dalle tradizionali macine a
pietra alle moderne macchine che in
poche ore riescono a macinare quintali
di olive e estrarre olio di ottima
qualità.
Chi fosse interessato, l’Oleificio Cooperativo IL PROGRESSO che ha sede il
località "Olmini" ai piedi della collina
di Panicale, produce e vende l’olio
delle colline panicalesi con il marchio
“Olio San Sebastiano”. Per il turista
che si trovasse anche solo a
transitare nella zona è una delle tappe
obbligate per acquistare per se o
portare in dono quale souvenir di
viaggio uno dei prodotti di maggior
pregio di Panicale e della zona del Lago
Trasimeno.