COLLEGIATA DI S. MICHELE, PANICALE
Comunemente detta Chiesa di
Sant’Angelo si trova nella parte alta del paese, con la sua mole domina Piazza Umberto I^, è di probabili origini longobarde, anche se il primo documento in cui è citato è la bolla di Papa Adriano IV del 1159 (l’originale è conservato nell’Archivio Vescovile di Montepulciano).
L’arciprete Cavardini (XVII secolo), nel suo Zibaldone, racconta di aver consultato un documento del XVI secolo recante la seguente testimonianza:
“La chiesa di Sant’Angelo era come al presente si vede, ma però la metà più stretta con due soli altari da capo (…) sopra l’architrave dell’unica porta era la data 1266.”
Nello statuto comunale trecentesco del 1484, conservato nell’archivio comunale, si legge: “Capitolo XXXVI: (…) diciamo e ordiniamo che, in onore dell’Onnipotente Dio, della Gloriosa Vergine Maria e del Beato Michele Arcangelo, nella festa a lui dedicata nel mese di settembre, ogni anno si debbano donare dai beni del detto comune due ceri del peso di circa dodici libbre.”
Da fonti archivistiche sappiamo che nel 1546 la chiesa fu ampliata nella pianta, rifatta nella copertura e dotata di una seconda porta. In quello stesso periodo fu collocato il fonte battesimale in pietra serena con artistiche porticine dipinte, utilizzato fino ai nostri giorni.
Nel 1686 l’arciprete Francesco Cavardini, non reputando l’antica pieve degna del nuovo titolo di Collegiata, avviò i lavori di ricostruzione, affidandoli dapprima all’architetto Girolamo Landi e ad altre maestranze di Siena, poi all’architetto Filippo Schinetti da Visso.
Durante la costruzione del coro, abbattendo un muro, venne scoperto un affresco del XV secolo raffigurante l’Annunciazione della Vergine, attribuito dallo storico Corintio Corsetti, nei primi anni del Seicento, a Masolino da Panicale.
Il dipinto su tavola “Adorazione dei pastori”, anticamente pala dell’altare maggiore con la propria lunetta “Eterno benedicente e angeli musicanti”, opera di Giovan Battista Caporali del 1519, è conservato nella terza cappella a sinistra ed è considerato uno dei capolavori della pittura umbra del Cinquecento. Al centro degli adoranti possiamo osservare l’Arcangelo Michele, titolare della chiesa e patrono del comune. La predella, non più presente, sembra sia stata ritrovata a Roma, nella chiesa di San Gregorio al Celio.
Nello statuto comunale trecentesco del 1484, conservato nell’archivio comunale, si legge: “Capitolo XXXVI: (…) diciamo e ordiniamo che, in onore dell’Onnipotente Dio, della Gloriosa Vergine Maria e del Beato Michele Arcangelo, nella festa a lui dedicata nel mese di settembre, ogni anno si debbano donare dai beni del detto comune due ceri del peso di circa dodici libbre.”
Da fonti archivistiche sappiamo che nel 1546 la chiesa fu ampliata nella pianta, rifatta nella copertura e dotata di una seconda porta. In quello stesso periodo fu collocato il fonte battesimale in pietra serena con artistiche porticine dipinte, utilizzato fino ai nostri giorni.
Nel 1686 l’arciprete Francesco Cavardini, non reputando l’antica pieve degna del nuovo titolo di Collegiata, avviò i lavori di ricostruzione, affidandoli dapprima all’architetto Girolamo Landi e ad altre maestranze di Siena, poi all’architetto Filippo Schinetti da Visso.
Durante la costruzione del coro, abbattendo un muro, venne scoperto un affresco del XV secolo raffigurante l’Annunciazione della Vergine, attribuito dallo storico Corintio Corsetti, nei primi anni del Seicento, a Masolino da Panicale.
Il dipinto su tavola “Adorazione dei pastori”, anticamente pala dell’altare maggiore con la propria lunetta “Eterno benedicente e angeli musicanti”, opera di Giovan Battista Caporali del 1519, è conservato nella terza cappella a sinistra ed è considerato uno dei capolavori della pittura umbra del Cinquecento. Al centro degli adoranti possiamo osservare l’Arcangelo Michele, titolare della chiesa e patrono del comune. La predella, non più presente, sembra sia stata ritrovata a Roma, nella chiesa di San Gregorio al Celio.
G.B. Caporali - Adorazione pastori
Facciata Chiesa San Michele
Il crocifisso ligneo cinquecentesco che sovrasta l’altare maggiore, proveniente dalla Chiesa di San Giovanni Battista (oratorio dell’antica Confraternita della Morte), ha la particolarità di avere le braccia snodabili, che ne consentono la deposizione e il trasporto nella processione del Venerdì Santo, detta “del Cristo morto”.
La tela situata nel secondo altare a destra, raffigurante Cristo Crocifisso, Sant’Ignazio di Loyola, San Filippo Apostolo, San Girolamo e San Francesco Saverio, è attribuibile all’ambito di Bartolomeo Barbiani. Fu commissionata nel 1622 da Girolamo di Giuliano di Marco con rogito conservato presso l’archivio notarile di Panicale (Palazzo del Podestà). In tale atto, il committente prescrisse il completamento della tela entro un anno dalla morte della consorte Filippa di Paciano, avvenuta nel 1639.
Nel 1702, con i proventi della vendita di alcune tavole “dipinte all’antica” (tra le quali probabilmente anche la predella del Caporali), furono affrescati nella parte alta sette medaglioni racchiusi da ricche cornici in stucco, raffiguranti “Le storie della Vergine”. Nelle cappelle situate ai lati dell’altare maggiore, dedicate rispettivamente a San Pellegrino e al Santissimo Sacramento, possiamo ammirare altri capolavori.
Nella prima, sotto l’altare, è custodita la reliquia del martire romano trasportato a Panicale nel 1764; sopra, possiamo osservare l’interessante tela raffigurante il santo, dipinta da Tommaso Maria Conca nel 1798. Nella seconda cappella è conservata “L’Ultima Cena”, opera di autore ignoto della seconda metà del Settecento. Entrambe le pitture sono state recentemente restaurate. La ricostruzione della cantoria e la realizzazione di un nuovo organo avvennero nei primi anni del Settecento ad opera di Giovan Battista Torri di Città di Castello. Successivamente, lo strumento venne rinnovato dal Cataleni di Foligno alla fine del secolo.
Nel 1835 il famoso organaro Angelo Morettini di Perugia progettò ed eseguì un nuovo organo. Lo strumento, di straordinaria bellezza, è stato restaurato nel 2000 e, negli ultimi anni, è stato utilizzato per concerti e incisioni discografiche. Le vetrate policrome furono realizzate dalla bottega Caselli Moretti nel 1900.
La tela situata nel secondo altare a destra, raffigurante Cristo Crocifisso, Sant’Ignazio di Loyola, San Filippo Apostolo, San Girolamo e San Francesco Saverio, è attribuibile all’ambito di Bartolomeo Barbiani. Fu commissionata nel 1622 da Girolamo di Giuliano di Marco con rogito conservato presso l’archivio notarile di Panicale (Palazzo del Podestà). In tale atto, il committente prescrisse il completamento della tela entro un anno dalla morte della consorte Filippa di Paciano, avvenuta nel 1639.
Nel 1702, con i proventi della vendita di alcune tavole “dipinte all’antica” (tra le quali probabilmente anche la predella del Caporali), furono affrescati nella parte alta sette medaglioni racchiusi da ricche cornici in stucco, raffiguranti “Le storie della Vergine”. Nelle cappelle situate ai lati dell’altare maggiore, dedicate rispettivamente a San Pellegrino e al Santissimo Sacramento, possiamo ammirare altri capolavori.
Nella prima, sotto l’altare, è custodita la reliquia del martire romano trasportato a Panicale nel 1764; sopra, possiamo osservare l’interessante tela raffigurante il santo, dipinta da Tommaso Maria Conca nel 1798. Nella seconda cappella è conservata “L’Ultima Cena”, opera di autore ignoto della seconda metà del Settecento. Entrambe le pitture sono state recentemente restaurate. La ricostruzione della cantoria e la realizzazione di un nuovo organo avvennero nei primi anni del Settecento ad opera di Giovan Battista Torri di Città di Castello. Successivamente, lo strumento venne rinnovato dal Cataleni di Foligno alla fine del secolo.
Nel 1835 il famoso organaro Angelo Morettini di Perugia progettò ed eseguì un nuovo organo. Lo strumento, di straordinaria bellezza, è stato restaurato nel 2000 e, negli ultimi anni, è stato utilizzato per concerti e incisioni discografiche. Le vetrate policrome furono realizzate dalla bottega Caselli Moretti nel 1900.