Luglio 14, 2020 by admin

Collegiata San Michele Arcangelo - panicale

PANICALE, LE OPERE D'ARTE

Comunemente detta chiesa di Sant’Angelo, è di probabili origini longobarde anche se il primo documento in cui è citata, è la bolla di Papa Adriano 4° del 1159 (l’originale è conservato nell’archivio Vescovile di Montepulciano).

L’arciprete Cavardini (XVII° sec.) nel suo Zibaldone, racconta di aver consultato un documento del 16° sec. recante la seguente testimonianza:”La chiesa di Sant’Angelo era come al presente si vede, ma però la metà più stretta con dui soli altari da capo (…)sopra l’architrave dell’unica porta era la data 1266”.

Nello statuto comunale trecentesco del 1484, conservato nell’archivio comunale, si dice:

“Capitulo xxxvi.””…dicemo et ordiniamo, che ad honore de la onipotente Dio et de la gloriosa Vergine Maria et del beato Michele Archangelo, nella festa de esso del mese de septembre, de anno in anno se dieno et donano de li beni del dicto comuno, doi ceri de peso de xij libre circa…”.

Da fonti archivistiche sappiamo che nell’anno 1546 venne ampliata la pianta, rifatta la copertura, aperta la seconda porta e in quello stesso periodo fu collocato il fonte battesimale in pietra serena con artistiche porticine dipinte usato fino ai nostri giorni.

Nel 1686 l’arciprete Francesco Cavardini, non reputando l’antica Pieve degna del nuovo titolo di Collegiata, avviò i lavori di ricostruzione affidandoli dapprima all’architetto Girolamo Landi e altre maestranze di Siena, poi all’architetto mastro Filippo Schinetti da Visso. Durante la costruzione del coro, abbattendo un muro, venne scoperto un affresco del XV sec. raffigurante l’annunciazione della Vergine, pittura attribuita dallo storico Corintio Corsetti, nei primi anni del ‘600, a Masolino da Panicale.

Il dipinto su tavola “adorazione dei pastori”, anticamente pala dell’altare maggiore con la propria lunetta “Eterno benedicente e angeli musicanti”, opera di Giovan Battista Caporali del 1519, è conservata nella terza cappella a sinistra ed è considerato uno dei capolavori della pittura umbra del ‘500. Al centro degli “adoranti possiamo osservare l’Arcangelo Michele, titolare della chiesa e patrono del comune. La predella, non più presente, sembra sia stata ritrovata a Roma nella chiesa di San Gregorio al Celio.

Il cinquecentesco crocefisso ligneo che sovrasta l’altare maggiore, proveniente dalla Chiesa di San Giovanni Battista (oratorio dell’antica confraternita della morte), ha la particolarità di avere le braccia snodabili, che ne consentono la deposizione e di essere portato nella processione detta “del Cristo morto” il Venerdì Santo.

La tela situata nel secondo altare a destra, raffigurante Cristo Crocifisso, Sant’Ignazio di Loyola, San Filippo Apostolo, San Gerolamo e San Francesco Saverio, è assegnabile all’ambito di Bartolomeo Barbiani, fu commissionata nel 1622 da Girolamo di Giuliano di Marco con rogito conservato presso l’archivio notarile di Panicale (Palazzo del Podestà). In tale atto, il committente prescrisse il completamento della tela entro un anno dalla morte della consorte Filippa (di Paciano) che avvenne nel 1639.

Nel 1702, con i proventi della vendita di alcune tavole “dipinte all’antica”(tra queste probabilmente anche la predella del Caporali), furono affrescati, nella parte alta, sette medaglioni racchiusi da ricche cornici a stucco raffiguranti “le storie della Vergine”.

Nelle cappelle poste l’una a destra l’altra a sinistra dell’altare maggiore dedicate la prima a San Pellegrino e la seconda al Santissimo Sacramento possiamo vedere altri capolavori. Nella prima,  sotto l’altare, viene custodita la reliquia del martire romano trasportato a Panicale nel 1764 e sopra possiamo osservare l’interessante tela raffigurante il santo dipinta da Tommaso Maria Conca nel 1798.

Nella seconda viene conservata “L’ultima Cena” opera di autore ignoto della seconda metà del ‘700. Entrambe le pitture sono state recentemente restaurate.

La ricostruzione della cantoria e di un nuovo organo avvenne nei primi anni del ‘700 a cura di Giovan Battista Torri di Città di Castello e successivamente rinnovato dal Cataleni di Foligno nella fine del ‘700.

Nel 1835 il famoso organaro Angelo Morettini di Perugina, progettò ed eseguì un nuovo organo. Il bellissimo strumento è stato restaurato nel 2000 e negli ultimi anni è utilizzato per concerti e incisioni discografiche.

Le vetrate policrome sono state realizzate dalla bottega Caselli Moretti nel 1900.